Di recente è uscito uno studio sulla rivista scientifica NATURE che ha provocato euforia tra i sostenitori delle diete paleo o delle diete ricche in carne. Questo studio dimostra che l’acido transvaccenico (TVA) derivato della dieta promuove direttamente l’immunità antitumorale in vivo. L’ acido transvaccenico non puo’ essere prodotto dal corpo e quello che troviamo circolante negli esseri umani proviene principalmente da alimenti derivati dai ruminanti, tra cui carne di manzo, agnello e latticini come latte e burro.
E qui, apriti cielo, le testate giornalistiche e l’industria della carne, hanno preso subito la palla al balzo e hanno redatto articoli in cui la carne viene rivalutata come antitumorale. Ma cosa c’è di vero?
Gli autori del suddetto studio hanno semplicemente dimostrato che una sostanza, l’acido transvaccenico (TVA) e dico solo quella, ha un preciso effetto positivo sull’immunità e i meccanismi tumorali nelle cellule e nei topi; gli alimenti ovviamente non contengono una sola sostanza ma sono un mix, un’insieme di sostanze che formano l’alimento stesso. Infatti, se la carne e i latticini sono fonte della sostanza in questione, che potrebbe essere positiva, al contempo ne contengono tante altre, che potrebbero essere negative. Infatti gli stessi autori dello studio, concludono che, anche se hanno fatto questa scoperta, consigliano comunque di consumare carne rossa in maniera moderata, perché’ un elevato consumo è stato associato positivamente al rischio di molti tumori, tra cui il cancro al seno e al colon-retto. Concludono che l’acido transvaccenico potrebbe essere considerato in futuro come sostanza isolata negli integratori.
Ora capite che da qui, a rivalutare la carne come antitumorale e consigliarne il consumo tutti i giorni, come scrivono alcuni giornalisti inesperti di studi scientifici, ce ne vuole.
Di recente un’altro studio, uscito sulla rivista The American journal of clinical nutrition, parla di associazione tra consumo di carne rossa e diabete tipo 2. Si dichiara che negli studi osservazionali fatti su popolazioni, il consumo di carne rossa è stato associato ad un maggior rischio di diabete di tipo 2, tuttavia negli studi diretti randomizzati, dove viene fatta consumare carne ai partecipanti, questa associazione non si trova. Ma questo, c’è da aspettarselo, negli studi osservazionali, anche se gli autori cercano di escludere molti fattori confondenti per confermare l’associazione su cui vogliono lavorare, ci saranno sempre altri fattori che non sono stati presi in considerazione e che avranno portato quella popolazione, come in questo caso, ad una incidenza maggiore di diabete di tipo 2. Tuttavia, gli autori di questo studio dichiarano che c’è una forte associazione tra consumo di carne rossa e diabete di tipo 2 negli studi osservazionali americani. Si suppone che in America, chi fa un elevato consumo di carne rossa, fa anche un elevato consumo di carne trasformata, hot-dog, hamburger, junk food, alcol e consuma di meno altre fonti proteiche piu’ sane, che possono essere di aiuto contro il diabete 2 (vedi legumi, frutta secca, pesce, uova, tofù, ecc).
L’adiposità corporea, caratterizzata dal BMI, è stata proposta come un altro mediatore per l’associazione tra carne rossa e diabete2. Nelle donne e negli uomini statunitensi, il consumo di carne rossa trasformata e non trasformata era tra i fattori dietetici che presentavano le maggiori associazioni positive con l’aumento di peso e le persone che consumavano carne alternativa di origine vegetale, ovvero proteine di soia o piselli, avevano un peso corporeo significativamente inferiore, rispetto a coloro che consumavano carne di origine animale. Si evince quindi, che in America, chi fa piu’ consumo di carne rossa, ha uno stile alimentare meno sano, piu’ spostato sul consumo di junk food, rispetto a chi consuma meno carne rossa. Questo fa si che le persone che consumano piu’ carne sono anche piu’ grasse, il che, rafforza l’associazione dello studio in questione.
Tuttavia, se vogliamo fare i biochimici e vedere come la carne rossa puo’ contribuire al diabete, possiamo considerare molteplici meccanismi biologici che possono contribuire ad aumentare il rischio di diabete 2 (T2D). I grassi saturi, che sono ricchi nella carne rossa, possono ridurre la funzione delle cellule beta e la sensibilità all’insulina. Il contenuto relativamente basso di grassi polinsaturi nella carne rossa potrebbe comportare un aumento del rischio di T2D poiché l’acido linoleico è un agonista del recettore selettivo attivato dal proliferatore del perossisoma. Il ferro eme, come forte pro-ossidante, aumenta lo stress ossidativo e la resistenza all’insulina e compromette la funzione delle cellule beta attraverso il suo sottoprodotto. Il livello di ferritina plasmatica, come indicatore dell’assunzione e dell’immagazzinamento del ferro, è anche associato al consumo totale di carne rossa e all’aumento del rischio di diabete in modo indipendente. Le carni rosse lavorate hanno spesso un alto contenuto di nitrati e dei loro sottoprodotti, che favoriscono la disfunzione endoteliale e la resistenza all’insulina. Un elevato utilizzo della glicina, che è correlato alla biosintesi dell’eme, è stato osservato dopo il consumo di carne rossa ed è stato associato a un rischio più elevato di diabete. Anche il triptofano alimentare, che proviene principalmente da fonti proteiche animali come carni rosse e latticini, e i suoi metaboliti sono associati ad un aumento del rischio di diabete. Quindi abbiamo visto che la resistenza all’insulina e il diabete, non vengono solo da un ‘eccesso di carboidrati ma sarà sempre il totale delle scelte alimentari che farà la differenza. Per questo predico sempre di seguire una alimentazione sana, varia e bilanciata. Non bisogna dare colpe: non è colpa della carne o delle farine o degli zuccheri, perchè i meccanismi del corpo solo molteplici e non è un alimento singolo a decretare la malattia o la salute. E’ ovvio bisogna eliminare il piu’ possibile gli alimenti junk food e seguire le linee guida per una buona alimentazione. Ma sappiate, che è l’insieme, è il totale, che predisporrà verso uno stile alimentare sano. Avere una visione a 360 gradi per fare una buona educazione alimentare è fondamentale. Vi prego non seguite i guru che vi dicono: levate tutti i carboidrati o altri che vi dicono levate tutta la carne, ecc. Queste piu’ che altro possono essere scelte etiche o strategie dietetiche a breve termine ma certo non c’entrano niente con la buona nutrizione per la salute.
Venendo a noi, allora carne si o no?
Anche dopo questi 2 studi, rimangono le linee guida precedenti, il consumo di carne rossa, 1 volta a settimana o ogni 10 giorni ed è molto importante variare il consumo di fonti proteiche.
A cura del dott. Cristian Mastropietro