In molti, erroneamente, penserebbero subito al salmone. Invece, il pesce più grasso in assoluto è l’anguilla con la percentuale lipidica che oscilla dal 12 al 24% del totale. In generale è possibile suddividere varie tipologie di pesci tra magri e grassi a seconda della percentuale di grasso che contengono. Tuttavia, è bene notare, che questo valore è abbastanza variabile in quanto la quota lipidica è influenzata, oltre che dalla particolare specie ittica alla quale appartiene l’animale, anche dalla modalità di allevamento (i pesci selvatici sono, in genere, più magri rispetto a quelli allevati) e dal periodo temporale nel quale vengono pescati. Comunque possiamo classificarli in:
- pesci molto magri (percentuale di grasso inferiore all’1%): Il pesce meno grasso in assoluto è considerato il polpo, seguito poi dal merluzzo, dallo scorfano, dal gambero e dal luccio;
- pesci magri (percentuale di grasso compresa tra 1 e 3%): aragosta, seppia, calamaro, totano, cozze, vongole, merluzzo, nasello, sogliola, palombo, rombo, spigola, cernia, rana pescatrice;
- pesci semi grassi (6-10%): triglia, sarda, orata, halibut, cefalo, tonno, dentice, sarago, pesce spada;
- pesci grassi (più del 10%): salmone, sgombro fresco, sardine, aringa, anguilla;
Il pesce grasso è più’ ricco di vitamine A,E;D e grassi omega3. Il pesce magro di conto è meno calorico.
Il pesce grasso o magro che sia, è un alimento che apporta numerosi benefici per la salute e che non dovrebbe mai mancare sulla tavola; per rendere alcune specie grasse particolarmente ricche di lipidi più digeribili, tuttavia, si consiglia di privilegiare le cotture al vapore e di evitare quelle eccessivamente lunghe.
DOTT. CRISTIAN MASTROPIETRO